La metamorfosi di Inzaghi in un Lecce Inter di Mourinhana memoria
La seconda stagione di Simone Inzaghi sulla panchina dell’Inter è iniziata col cuore in gola per i tifosi nerazzurri. Il 2-1 trovato a tempo scaduto al Via del Mare è stato fondamentale per inaugurare nel modo giusto la nuova annata e per mettere a tacere le critiche già pronte a scatenarsi dopo gli altalenanti risultati delle amichevoli estive. Il tap-in di Dumfries, che ha fatto impazzire di gioia il tecnico ex Lazio, può sembrare casuale, ma è stato frutto di un assetto offensivo ideato dall’allenatore, che sembra totalmente cambiato, sia nelle parole che nei fatti, rispetto al suo primo anno a Milano.
Già dalla conferenza di venerdì, Inzaghi è sembrato più consapevole della forza della sua squadra promuovendo un concetto chiaro: se ti chiami Inter, devi ambire a vincere. Forse le ferite del finale di campionato scorso hanno colpito il mister. Vedere festeggiare i rivali non è bello e Inzaghi è motivato per far si che ciò non si ripeta al termine di questa annata.
Nella passata stagione l’Inter si è spesso trovata nella stessa situazione che ha vissuto in Salento sabato sera, ovvero quella di attaccare contro una squadra schierata per intero dietro la linea della palla. È qui che si è notato il cambiamento di mister Inzaghi, che ha optato per inserire tutte le carte offensive che aveva a disposizione, senza accontentarsi di tornare alla Pinetina con un solo punto in tasca. Lukaku, Dzeko, Correa e Lautaro tutti insieme per cercare di sfondare il muro alzato dai padroni di casa, con l’aiuto di Dumfries sulla fascia destra totalmente proiettato all’attacco. L’anno scorso l’Inter, in queste situazioni, era solita cambiare il duo d’attacco togliendo spesso la punta di peso e affidandosi alla coppia Correa-Sanchez, guadagnando in estro e fantasia, ma diminuendo la presenza in area di rigore avversaria.
Diverso è stato anche il modo di cercare di far male al Lecce utilizzando una pioggia di cross, arrivata soprattutto da sinistra con Dimarco e Bastoni verso le punte, che hanno tutte nel colpo di testa una delle loro migliori armi. In casi di partita bloccata, probabilmente quest’anno vedremo la squadra di Inzaghi abbandonare l’estetica e cercare la concretezza, sfruttando anche l’arma della fisicità di Lukaku.
Inzaghi come Mourinho nel 2008
Sarebbe curioso sapere se l’allenatore nerazzurro prima di scendere in campo a Lecce abbia dato un’occhiata ad uno dei precedenti tra le due squadre. Il 24 settembre 2008 a San Siro il risultato non si sbloccava, uno 0-0 difficile da scalfire per l’Inter contro un Lecce ordinato e chiuso in difesa. Per riuscire a vincere quella partita i cambi di Mourinho, al suo primo anno italiano, furono fondamentali. Ibrahimovic, Adriano, Mancini, Quaresma e Cruz tutti e cinque insieme, con Maicon che in fase offensiva valeva come un sesto attaccante. Alla fine fu un destro del Jardinero a decidere la gara, premiando lo Special One per il suo coraggio, proprio come successo ad Inzaghi all’esordio stagionale. Nel 2008-2009 fu scudetto agganciando il Milan a quota 17, chissà se la storia si ripeterà, questa volta superando i cugini nella lotta alla seconda stella.