L’aristocrazia ha sempre creato i propri tornei dai tempi della Roma imperiale con le battaglie nel Colosseo, ma in un mondo globale come il nostro non è possibile creare competizioni dove solo l’élite è invitata.
Superlega: “Nessun club permanente, non sarà un torneo elitario”
Il CEO della ‘A22 Sports Management’ Reichart è stato chiarissimo sul futuro della Superlega: “I club devono essere padroni del loro destino“, quindi nessun privilegio e nessuna partecipazione garantita dal blasone del club; sarà il merito sportivo a far staccare il ticket per la partecipazione alla competizione.
Sono passati pochi giorni dalla sentenza del Tribunale di Madrid, che ha vietato a Fifa e Uefa di sanzionare i club promotori della Superlega, e non ha perso tempo Reichart a spiegare l’idea alla base dell’organizzazione:: “Il formato non prevede membri permanenti, non sarà più una competizione elitaria chiusa ma aperta e basata sul merito. Sarà gestita dai club e compatibile con i campionati nazionali”.
Un nuovo Fair-play finanziario
Aspetto sul quale ha poi posto l’attenzione Reichart è l’istituzione di un rigido fair-play finanziario.
“Oggi troppi pochi club generano profitto, la maggior parte di essi si indebitano e rischiano di scomparire, altri invece rinunciano proprio agli investimenti. Le società non potranno dedicare più del 55% del loro budget agli stipendi e vogliamo anche vietare sponsorizzazioni ‘gonfiate’. Non è possibile spendere più di quanto si genera”.
In questo modo, dando dei riferimenti precisi, i club sapranno che i conti saranno sotto la lente di ingrandimento dell’A22 e che non saranno ammessi giochetti contabili per un’annacquamento della capacità finanziaria.
Attacco alla Uefa
“Il calcio sta perdendo attrattività e potere economico, molte società condividono questa preoccupazione e stanno discutendo con noi per risolvere i problemi. Il sistema attuale e la nuova Champions League non sono adatte. Ci sono troppe partite inutili, pochi big match tra squadre forti e la competizione entra nel vivo soltanto nel mese di febbraio. Vogliamo avere il diritto di portare proposte senza avere la minaccia di essere sanzionati”, sottolinea il CEO di ‘A22. La Uefa è resistente a ogni tipo di cambiamento perché vive bene così, senza concorrenza, senza rischi imprenditoriali ed esercitando un’influenza significativa. E’ un monopolio che dura da 45 anni. Questa però è discriminazione, l’autorizzazione di lanciare un nuovo campionato deve essere approvata da un soggetto terzo, perché dobbiamo dipendere da un’organizzazione svizzera? Chiediamo che i club recuperino la loro sovranità e che siano padroni del loro destino. Ci sembra ingiusto che le società si prendano enormi rischi dal punto di vista economico e poi non abbiano potere decisionale”.
L’aristocrazia è caduta e le regole che dovrebbero uscire dalla nuova competizione potrebbero rendere il mondo del calcio (del vecchio continente) più democratico aiutando la gestione dei vari club partecipanti alla Superlega.
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