È successo tutto ed il contrario di tutto, con colpi di scena roboanti, cambio di guardia degli attori, ma sopratutto un ennesimo dietrofront da parte dell’entourage di Samardzic.
La trattativa lampo nerazzurra, come vi abbiamo raccontato, era stata condotta in maniera magistrale dalla dirigenza, la quale raggiunse in tempo record l’accordo sia con l’Udinese che con il giocatore. Tutto va per il verso giusto dunque, il serbo giunge a Milano e dopo le foto di rito e le dichiarazioni di giubilo per la nuova esperienza, si reca al CONI per le visite mediche.
Tutto fatto insomma, se non fosse che l’imponderabile è dietro l’angolo. Ad un tratto la tempesta perfetta, il padre del ragazzo vuole rinegoziare le condizioni, Rafaela Pimenta (procuratrice di Samardzic), indisposta dall’atteggiamento del suo assistito fa la voce grossa e si chiama fuori dalla trattativa, venendo sostituita da un legale chiamato a curare gli interessi del centrocampista.
Inter, la verità su Samardzic
L’entourage del calciatore, al fine di esercitare pressioni sulla società, a quel punto, fa filtrare l’indiscrezione secondo la quale tra domanda e offerta ballerebbero circa 300/400 mila euro di commissioni, ma la realtà è ben diversa.

Difatti sembrerebbe invece che Samardzic voglia ridiscutere il contratto nella sua interezza, chiedendo un ingaggio da 2 milioni a salire più bonus, rispetto ai 1.5 milioni pattuiti con la società nerazzurra.
Come andrà a finire?
Scoppia la tensione dunque, con il club nerazzurro che, pur sempre mantenendo la sua signorilità, fa la voce grossa imponendo un ultimatum al calciatore, forte sopratutto di un Sensi ritrovato e di un centrocampo che con o senza il serbo, resterebbe comunque uno dei più forti d’Europa. Nella serata di ieri, quindi, l’ennesimo colpo di scena, il clan di Samardzic è pronto a ricucire.
Resta difficile capire come andrà a finire questa storia che, di certo non per colpa dell’Inter, non sembra cominciare sotto una buona stella. Bisogna dire però che tali dinamiche, nel mercato odierno, risultano ormai all’ordine del giorno e non solo in casa nerazzurra o esclusivamente alle nostre latitudini, manifestando l’essenza di un contesto malato, che aldilà dei legittimi interessi ha smarrito ogni qualsivoglia forma di dignità e senso dell’onore.
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