Dopo 5 stagioni la nazionale italiana saluta il proprio commissario tecnico Roberto Mancini che, come da lui detto, abbandona l’incarico “per problemi personali”. Per scovare l’ultima volta che un ct durò così tanto sulla panchina della nazionale dobbiamo tornare negli anni ‘90, quando Arrigo Sacchi solcò la panchina degli azzurri dal ‘91 al ‘96, per trovarne un altro invece con le stesse presenze, o più, dobbiamo addirittura tornare negli anni ‘70 quando Enzo Bearzot ne collezionò ben 88 (Mancini 61).
Dunque, abbiamo capito che il commissario tecnico della nazionale è un lavoro delicato, vincente fin da subito, ed è per questo che il primo nome sulla lista della Figc è Luciano Spalletti: uno degli storici eroi del 3° scudetto targato Napoli. Ciò che frena la federazione, è la clausola che Aurelio De Laurentiis ha inserito nel contratto dell’allenatore ex Inter e Roma, poi entrata in vigore per via del rinnovo rifiutato.
3 milioni di euro che non rendono di certo la strada in discesa, di conseguenza ora la Figc si trova a un bivio: puntare su Spalletti nonostante la clausola, risparmiando però in termini di ingaggio, oppure fare all-in su Antonio Conte, che però dovrà abbassarsi lo stipendio a 5 milioni stagione (limite prefissato dalla federazione) se vorrà fare ritorno in Nazionale dopo le avventure a Euro 2016, quando l’Italia uscì con una rosa nettamente inferiore ai calci di rigore con una Germania che inizialmente sembrava insormontabile, e questo vale più di mille parole.
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