Suning dal 2016 ad oggi ha risollevato l’Inter con degli investimenti importanti che collocano il gruppo cinese al primo posto in Europa per gli impegni finanziari assunti. Ciò ha permesso alla società nerazzurra di diventare la vera antagonista della Juventus, dopo anni di egemonia bianconera assoluta in Italia. Un lavoro svolto dalla famiglia Zhang con l’obiettivo di dar vita ad un percorso di crescita aziendale sia come valore della rosa che come importanza del brand che, ad oggi, ha un valore stimato in 495 milioni di euro.

553 milioni di euro immessi nell’Inter, 415 del bond emesso con scadenza nel 2027, 250 del prestito Oaktree con scadenza nel 2024 (di questi, 100 sono arrivati nelle casse societarie). Un’esposizione finanziaria importante che, però, non spaventa la proprietà che anzi, secondo quanto riferito dalla Gazzetta dello Sport, guarda ad obiettivi di medio-lungo termine e non a breve.

Un interessante report prodotto da Swiss Ramble sul proprio profilo twitter dimostra come, negli ultimi 10 anni, nessun top club Europeo abbia investito più denaro come l’Inter, con 997 milioni di euro. Addirittura club come Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Tottenham e Manchester United non hanno ricevuto alcun trasferimento di denaro dalla proprietà.

Eppure “L’Inter in vendita” è un titolo che ricorre quasi ad ogni sessione di mercato o ad ogni momento di pausa dal calcio giocato. Nelle ultime settimane sono circolate diverse voci su una possibile cessione da parte di Suning, con alcuni addetti ai lavori che hanno dato per imminente lo sviluppo di una trattativa. Questi rumours si sono intensificati soprattutto da quando la politica cinese di restrizione degli investimenti all’estero, compresi quelli nelle squadre di calcio, ha preso sempre più il sopravvento. Una politica sempre più avversa a tutto ciò che non porta un vantaggio strategico allo stato.

Detto ciò pare che l’intenzione della famiglia Zhang sia comunque quella di non lasciare l’Inter, quantomeno non nell’immediato, convinta di poter portare avanti un progetto di crescita restando al vertice contenendo i costi.

Il progetto avviato da Suning ha subito una brusca frenata a causa della pandemia che ha interessato il sistema economico internazionale dal 2020, e che non ha di certo favorito le realtà che vivono con flussi di cassa continui a supporto della gestione aziendale. In questa situazione l’Inter è riuscita a contenere, o meglio limitare, le perdite in bilancio nella stagione 2020/2021, quella degli “stadi vuoti” per intenderci. La chiusura del 2021 è stata quella del crollo dei conti aziendali, con una perdita di 245,6 milioni di euro, ma grazie alla ripresa economica e alla politica di riduzione dei costi dovrebbe subire una flessione importante riuscendo ad attestarsi a circa -120 milioni di euro nel previsionale del 2022.

Nel calcio di oggi risulta, quindi, di fondamentale importanza agire sulla riduzione dei costi perchè non siamo più nell’era delle squadre “oggetto” di ricche famiglie che vivono il calcio semplicemente come un hobby, ma siamo di fronte a vere e proprie aziende che devono trovare un proprio equilibrio economico-finanziario e, quindi, una sostenibilità nella gestione.

Un tempo avere dei Passivi considerevoli non era inusuale e spesso si ripianavano le perdite con aumenti di capitale. Adesso ciò non è più accettabile, anche e soprattutto per le regole imposte dalla UEFA, che ha fissato proprio dei paletti sull’incidenza ricavi e costi della gestione. Quindi, o si aumentano i ricavi tramite sponsorizzazioni, accordi commerciali o anche ricorrendo a prestiti, oppure si agisce sulla leva di riduzione dei costi.

Ma questa politica ha un impatto inevitabile sul mercato e quello dell’Inter ne ha già risentito. Basti pensare al cosiddetto “mercato autofinanziato“, vale a dire un mercato in entrata dettato da quello in uscita. A parte le considerazioni di carattere tecnico o di convenienza economica che hanno portato alla mancata conclusione delle operazioni Dybala e Bremer, sicuramente la politica di autofinanziamento imposta dalla società non avrebbe di certo giocato a favore.

Al di là delle considerazioni di carattere personale, bisogna riconoscere l’impegno profuso dalla famiglia Zhang in questi 6 anni di presidenza in cui l’Inter è tornata a far gioire i propri tifosi sollevando 3 trofei in 2 anni, riuscendo anche a dar vita ad un’organizzazione societaria e una rosa destinata a lottare per obiettivi importanti anche nelle prossime stagioni.